Messo a punto un innovativo rivestimento per i vasi sanguigni capace di ridurre il rigetto degli organi.


Ultimamente, grazie ad uno studio i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista Nature Biomedical Engineering, alcuni ricercatori dell'University of British Columbia, della Simon Fraser University della Northwestern University e dello BC Children’s Hospital Research Institute sono riusciti a trovare un nuovo modo, (testato su modello murino), per ridurre il rigetto degli organi dopo un trapianto usando uno speciale polimero per rivestire i vasi sanguigni dell'organo da trapiantare. Al riguardo Jayachandran Kizhakkedathu, uno dei principali autori, ha affermato: "Siamo  speranzosi che questa scoperta possa un giorno migliorare la qualità della vita dei pazienti che si sono sottoposti ad un trapianto e la durata di vita degli organi trapiantati". In pratica si tratta di nuovo metodo che ha il potenziale di eliminare la necessità dell'assunzione di farmaci, (tipicamente con gravi effetti collaterali), su cui i destinatari del trapianto si basano per impedire ai loro sistemi immunitari di vedere il nuovo organo come un oggetto estraneo ed attaccarlo. In merito a ciò lo stesso Jayachandran Kizhakkedathu ha proseguito spiegando: "I vasi sanguigni dei nostri organi sono protetti da un rivestimento di speciali tipi di zuccheri che sopprimono la reazione del sistema immunitario, ma nel processo di approvvigionamento degli organi per il trapianto, questi zuccheri vengono danneggiati e non sono più in grado di trasmettere il loro messaggio". Per questo motivo gli studiosi hanno deciso di sintetizzare un polimero per imitare questi zuccheri ed hanno poi sviluppato un processo chimico per applicarlo ai vasi sanguigni. A tal proposito Erika Siren, altra principale responsabile della suddetta ricerca, ha dichiarato: "Ricordo di aver visto un organo seduto in una soluzione e di aver pensato: "Ecco una finestra perfetta per ingegnerizzare qualcosa di giusto!". Non ci sono molte situazioni in cui si ha questa bella finestra di 4 ore in cui l'organo è fuori dal corpo, e si può direttamente ingegnerizzare per un beneficio terapeutico". Ad ogni modo un successivo esperimento ha confermato che un'arteria di topo, rivestita in questo modo e poi trapiantata, mostrava una forte resistenza a lungo termine all'infiammazione ed al rigetto: in un secondo momento i ricercatori sono stati in grado di ottenere risultati simili anche durante un trapianto di rene tra roditori; il che è stato poi confermato usando delle cellule immunitarie di nuova generazione. Al riguardo Jonathan Choy, anch'egli uno dei principali autori dell'indagine in questione, ha concluso sostenendo: "Siamo rimasti stupiti dalla capacità di questa nuova tecnologia di prevenire il rigetto nei nostri studi. Ad essere onesti, il livello di protezione era inaspettato". Comunque sia, sebbene finora sia stata applicata solo ai vasi sanguigni ed ai reni di modelli murini, ed i test clinici sugli esseri umani potrebbero essere ancora lontani, (si parla di diversi anni), gli scienziati si sono detti ottimisti che la loro procedura possa funzionare altrettanto bene su polmoni, cuori ed altri organi; il che rappresenterebbe, infine, una grandiosa notizia per i potenziali destinatari di organi donati.

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