Si sa, non sempre i virus uccidono le cellule che infettano e recentemente alcuni ricercatori dell'Università di Basilea e della Geneva University and University Hospital, grazie ad uno studio pubblicato sul Journal of Experimental Medicine e condotto su modello murino, hanno scoperto che le cellule hanno il potere di auto-guarirsi ed eliminare i virus, ma allo stesso tempo queste stesse cellule subiscono cambiamenti a lungo termine; il che potrebbe fornire un indizio sul perché i pazienti guariti, ad esempio, dall'epatite C sono più suscettibili al cancro al fegato per gli anni a seguire. In pratica, come già noto da tempo, generalmente i virus hanno bisogno dell'infrastruttura delle cellule del corpo per moltiplicarsi: nel caso di molti tipi di virus, questo significa in definitiva la morte della cellula colpita se la sua membrana si dissolve ed i virus appena sviluppati escono fuori per attaccare nuove cellule. Tuttavia si è visto che alcuni virus, (tra cui, appunto, quelli dell'epatite B e C, che causano infezioni croniche negli esseri umani), non uccidono le cellule che infettano, presumibilmente allo scopo di mantenere l'infezione il più a lungo possibile: finora si supponeva che tali virus rimanessero permanentemente all'interno delle cellule infette del corpo, ma adesso è emerso che non è così. In sostanza per arrivare a tale conclusione gli scienziati hanno coinvolto un virus di topo, (chiamato virus della coriomeningite linfocitaria o LCMV), che scatena un'infezione cronica nei roditori, simile a quella causata proprio dal virus dell'epatite C negli esseri umani, e che colpisce anche il fegato: questo modello ha, infatti, permesso loro di dimostrare che il virus scompare dalle cellule epatiche infette dopo un certo periodo di tempo. Inoltre, anche se per il momento non è ancora chiaro esattamente come ciò avvenga, gli studiosi sono stati in grado di escludere la possibilità che le cellule abbiano bisogno del supporto delle cellule immunitarie per farlo. Al riguardo Peter Reuther, uno dei principali autori della suddetta ricerca, ha affermato: "Le cellule del fegato sembrano avere un proprio meccanismo per rimuovere un virus dal loro interno. L'infezione cronica da tali virus si basa su una continua infezione di nuove cellule". Insomma, per farla breve, nonostante il sorprendente potere di auto-guarigione delle cellule, l'infezione non va via senza lasciare tracce: come hanno dimostrato ulteriori analisi delle cellule guarite, il loro profilo genetico è rimasto alterato e gli stessi geni non venivano più letti nella stessa quantità rispetto a quanto si verificava nelle cellule che non erano state colpite dall'infezione. Per di più è stato rilevato che tale cambiamento riguardava in particolar modo i geni legati alla divisione cellulare ed al metabolismo cellulare, ma al momento non è ancora chiaro per quanto tempo questi cambiamenti persistono. In merito a ciò Katrin Martin, altra principale responsabile delle analisi, ha spiegato: "Vediamo significativi parallelismi con altri studi su pazienti guariti dall'epatite C. Le loro cellule epatiche precedentemente infette mostrano cambiamenti nel materiale genetico che influenzano i programmi genetici. Questo suggerisce fortemente che i risultati ottenuti ora nei topi possono essere applicati agli esseri umani, almeno per alcuni aspetti importanti. Si potrebbe ipotizzare che questi cambiamenti a lungo termine siano una delle ragioni per cui i pazienti guariti dall'epatite C possiedono un più alto rischio di tumore al fegato". Comunque sia nel corso di futuri lavori i ricercatori sperano di determinare se tali cambiamenti nei programmi genetici influenzano anche le cellule di altri organi in seguito a infezioni virali temporanee, ed allo stesso tempo vogliono anche identificare il meccanismo con cui le cellule del corpo riescono a liberarsi dei virus. A tal proposito Daniel Pinschewer, anch'egli altro principale autore dell'indagine in questione, ha, infine, concluso dichiarando: "Due domande sorgono dal punto di vista medico: Come si può evitare che questi virus si diffondano da cellula a cellula in un'infezione cronica e che quindi colpiscano un gran numero di cellule? Ed è possibile invertire i cambiamenti nel profilo genetico e prevenire i danni successivi? La questione dei cambiamenti a lungo termine dopo un'infezione virale riguarda anche altre indicazioni, (come, per esempio, l'asma e la Long COVID)".
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