Rivelato che assistere al maltrattamento di fratelli e sorelle può portare a problemi di salute mentale.


Nelle ultime settimane un team di ricercatori dell'Università del New Hampshire, tramite uno studio pubblicato sulla rivista Child Abuse & Neglect, hanno dimostrato che i bambini che assistono all'abuso di un fratello o di una sorella da parte di un genitore possono subìre un trauma tanto quanto quelli che assistono alla violenza di un genitore contro un altro genitore, e di conseguenza soffrire di problemi di salute mentale, (come depressione, ansia e rabbia). Al riguardo Corinna Tucker, una delle principali autrici, ha affermato: "Quando sentiamo parlare di esposizione alla violenza familiare, di solito pensiamo a qualcuno che è vittima di un abuso fisico diretto o che assiste ad un'aggressione coniugale. Ma molti bambini assistono all'abuso di un fratello/sorella senza essere per forza una vittima diretta. Ciò suggerisce che dovremmo pensare di più a queste dinamiche quando calcoliamo gli effetti dell'esposizione alla violenza familiare". In pratica durante la suddetta ricerca gli scienziati hanno usufruito dei dati combinati di tre indagini nazionali per guardare più da vicino le esperienze di oltre 7.000 bambini di età compresa tra un mese e 17 anni: fra questi c'erano quelli che avevano visto almeno una volta un genitore colpire, picchiare, calciare o ferire fisicamente, (escluse le classiche "sculacciate"), un fratello/sorella nel corso della loro vita. Inoltre è stato riscontrato che dei 263 giovani, (equivalenti al 3,7%), che sono stati esposti ad abusi da parte dei genitori nei confronti di un fratello/sorella, (un fenomeno noto anche con la sigla EPAS), i casi di abuso da parte dei padri erano più diffusi, (si parla del 70%), rispetto a quelli per mano delle madri. Tra l'altro è anche emerso che la suddetta esposizione risultava essere maggiore per i ragazzi e gli adolescenti e per coloro i cui genitori avevano una certa istruzione universitaria, (ma non completata); mentre era più bassa nelle famiglie con due genitori biologici o adottivi; i tassi non differivano per razza o etnia; e, come già anticipato, i giovani esposti all'EPAS mostravano livelli più alti di disagio mentale, (come, appunto, rabbia, ansia e depressione). A tal proposito la stessa Corinna Tucker ha proseguito spiegando: "In alcune famiglie l'EPAS può essere parte di un più ampio clima familiare di violenza. Dal momento che sempre più membri della famiglia sono esposti alla violenza, ci può essere meno sicurezza emotiva tra di essi e meno opportunità per i bambini di osservare, imparare e praticare risposte sane allo stress". Comunque sia, sempre secondo gli studiosi, questo nuovo lavoro ha evidenziato il contributo unico dell'EPAS sui sentimenti di paura e sul disagio della salute mentale nei giovani: la loro speranza sarebbe quella di ampliare il pensiero intorno alla violenza domestica per riconoscere l'EPAS come una forma di esposizione indiretta. Per questo motivo l'appello dei ricercatori prevede: applicazioni pratiche e cliniche, (come, ad esempio, interveni che chiedano a fratelli e sorelle informazioni sulla loro esposizione alla violenza); una maggiore educazione ed incoraggiamento per i genitori, (specialmente per i padri); ed, infine, l'offrire ai bambini esposti all'EPAS di aiutare e sostenere i fratelli/sorelle sentendosi sicuri nel dirlo ad un altro adulto.

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