Si sa, la capacità di rilevare e reagire all'odore di una potenziale minaccia è una precondizione per la sopravvivenza sia degli esseri umani che di altri mammiferi; e recentemente un gruppo di ricercatori del Karolinska Institutet, del Nathan Kline Institute for Psychiatric Research, della New York University Langone Medical School, dell'Università di Stoccolma, del Monell Chemical Senses Center, dell'Università della Pennsylvania e dello Stockholm University Brain Imaging Centre, grazie ad una tecnica innovativa impiegata durante uno studio pubblicato sulla rivista PNAS, è stato in grado di osservare cosa succede nel cervello quando il sistema nervoso centrale giudica un odore "pericoloso": i risultati ottenuti hanno indicato che gli odori negativi associati a sgradevolezza o disagio sono elaborati prima di quelli positivi ed innescano una risposta fisica di "fuga". Al riguardo Behzad Iravani, uno dei principali autori, ha commentato: "La risposta umana di evitamento agli odori sgradevoli associati al pericolo è stata a lungo vista come un processo cognitivo cosciente, ma il nostro studio mostra per la prima volta che è inconscio ed estremamente rapido". In pratica, come già noto, l'organo olfattivo occupa circa il 5% del cervello umano e permette di distinguere tra molti milioni di odori diversi: una gran parte di questi odori è associata ad una minaccia per la salute e sopravvivenza, (come, ad esempio, quello dei prodotti chimici o del cibo marcio), ed i segnali degli odori raggiungono il cervello entro 100-150 millisecondi dopo essere stati inalati attraverso il naso. Inoltre è risaputo che la sopravvivenza di tutti gli organismi viventi dipende dalla loro capacità di evitare i pericoli e ricercare ricompense, e sembra che negli esseri umani l'olfatto risulti particolarmente importante per individuare e reagire a stimoli potenzialmente dannosi. In sostanza per molto tempo la comunità scientifica ha provato a comprendere quali meccanismi neurali siano coinvolti nella conversione di un odore sgradevole in un comportamento di "fuga" negli esseri umani: si è visto che una ragione di ciò è la mancanza di metodi non invasivi per misurare i segnali dal bulbo olfattivo, (ossia la prima parte del rinencefalo, che letteralmente significa "cervello del naso"), con connessioni dirette, (dette monosinaptiche), alle importanti parti centrali del sistema nervoso che aiuta a rilevare e ricordare situazioni e sostanze minacciose e pericolose. Ad ogni modo adesso il suddetto team di scienziati ha messo a punto un metodo che per la prima volta ha permesso loro di misurare i segnali del bulbo olfattivo umano, il quale elabora gli odori ed a sua volta può trasmettere segnali alle aree del cervello che controllano il movimento ed il comportamento di "fuga". In concerto gli esiti ottenuti grazie a tale innovativa metodologia si basano su 3 esperimenti in cui ai partecipanti è stato chiesto di valutare la loro esperienza di 6 odori diversi, (alcuni positivi ed altri negativi), mentre l'attività elettrofisiologica del bulbo olfattivo veniva misurata durante la risposta a ciascun odore. A tal proposito Johan Lundström, altro principale responsabile della suddetta ricerca, ha spiegato: "Abbiamo notato che il bulbo reagisce specificamente e rapidamente agli odori negativi ed invia un segnale diretto alla corteccia motoria entro circa 300 ms. Il segnale induce la persona a piegarsi inconsciamente indietro ed allontanarsi dalla fonte dell'odore". Ed ha, infine, concluso dichiarando: "I risultati suggeriscono che il nostro senso dell'olfatto è importante per la nostra capacità di rilevare i pericoli nelle nostre vicinanze, e gran parte di questa capacità è più inconscia della nostra risposta al pericolo mediata dai sensi della vista e dell'udito".
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