Assodato che il periodo più letale della storia della Terra è stato anche il più puzzolente.


A quanto pare minuscoli microbi che eruttavano gas tossici hanno contribuito a causare, (e prolungare), una delle più grandi estinzioni di massa nella storia della Terra; o almeno questo  quanto ha suggerito di recente un nuovo studio condotto da alcuni ricercatori Università della California, Riverside, (in collaborazione con il Geosciences and Earth and Environmental Systems Institute, l'Université Libre de Bruxelles e la Willamette University), e pubblicato qualche mese fa sulla rivista Nature Geoscience. In pratica generalmente la comunità scientifica crede che i vulcani siberiani che sputano gas serra abbiano guidato l'evento di estinzione di massa avvenuto circa 250 milioni di anni fa, (nota con il nome Estinzione di massa del Permiano-Triassico o anche come la Grande Morìa): secondo la teoria più avvalorata questi gas causarono un riscaldamento estremo, che a sua volta portò l'80% di tutte le specie marine, (così come un gran numero di specie terrestri), a sparire dalla faccia della terra. Tuttavia, sebbene finora non sia stato possibile spiegare esattamente come il calore abbia provocato tutte quelle morti, adesso il suddetto nuovo lavoro ha mostrato come il calore abbia accelerato i metabolismi dei microbi, creando di conseguenza condizioni mortali. Al riguardo Dominik Hülse, uno dei principali autori, ha affermato: "Dopo che l'ossigeno nell'oceano è stato consumato per decomporre il materiale organico, i microbi hanno iniziato a "respirare" il solfato ed hanno prodotto solfuro di idrogeno, un gas che puzza di uova marce e risulta essere velenoso per gli animali". Inoltre gli scienziati hanno visto che mentre i fotosintetizzatori dell'oceano, (ovvero i microbi e le piante che formano la base della catena alimentare), iniziarono a marcire, altri microbi consumarono rapidamente l'ossigeno e ne lasciarono poco per gli organismi più grandi. Per di più, come già anticipato, in assenza di ossigeno questi microbi cominciarono a consumare solfato ed espellere, appunto, solfuro di idrogeno tossico e puzzolente, creando una condizione ancora più estrema chiamata euxinia: queste condizioni erano sostenute dal rilascio di nutrienti durante la decomposizione, promuovendo la produzione di più materiale organico che a sua volta ha contribuito a mantenere questo ciclo puzzolente e tossico. In merito a ciò lo stesso Dominik Hülse ha proseguito spiegando: "La nostra ricerca mostra che l'intero oceano non era euxinico. Queste condizioni sono iniziate nelle parti più profonde della colonna d'acqua. Con l'aumento delle temperature, le zone euxiniche sono diventate più grandi, più tossiche, e si sono spostate su per la colonna d'acqua nell'ambiente della piattaforma dove viveva la maggior parte degli animali marini, avvelenandoli". In sostanza, stando a quanto hanno fatto sapere gli esperti, le zone euxiniche in espansione possono essere rilevate attraverso le firme chimiche nei campioni di sedimenti e l'impoverimento dell'ossigeno è un problema che persiste tutt'oggi ed è destinato a peggiorare con il cambiamento climatico futuro: le acque euxiniche possono essere trovate in luoghi come il Dominguez Channel della contea di Los Angeles, (lungo circa 26 km), dove un incendio di un magazzino nel Settembre 2021 ha rilasciato etanolo, il quale ha ucciso la vegetazione nel canale, che si è decomposta e consumata dai microbi. Successivamente quest'ultimi hanno prodotto soluro di idrogeno a livelli tossici e migliaia di persone nel raggio d'azione del fiume puzzolente hanno riportato vomito, diarrea, vertigini, insonnia, mal di testa, starnuti e diversi altri sintomi. Ad ogni modo, sempre secondo gli studiosi, le lezioni del mondo antico possono essere importanti per capire i processi che stanno sfidando oceani e corsi d'acqua moderni. A tal proposito Dominik Hülse ha, infine, concluso sostenendo: "Sarebbe speculativo sovrapporre l'antico evento di estinzione di massa al pianeta di oggi. Tuttavia il nostro studio ci mostra che la risposta dell'oceano alle maggiori concentrazioni di anidride carbonica nell'atmosfera potrebbe essere sottovalutata".

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