Ottenuta una nuova mappa del disco galattico esterno della Via Lattea.


Recentemente un team di astronomi dell'Institut de Ciències del Cosmos, dell'Università di Edimburgo e dell'Università di Cambridge, nel corso di uno studio i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista Monthly Notices of the Royal Astronomical Society, hanno realizzato una nuova mappa del disco esterno della Via Lattea utilizzando i dati raccolti dal misuratore spaziale Gaia. Al riguardo Chervin Laporte, uno dei principali autori, ha spiegato: "Tipicamente questa regione della Via Lattea è rimasta poco esplorata a causa della polvere che interviene e che oscura gravemente la maggior parte del piano medio galattico. Mentre la polvere influisce sulla luminosità delle stelle, non ha alcun effetto sul loro movimento. Di conseguenza si può usare il movimento delle stelle per eseguire una tomografia delle regioni più esterne della galassia". In pratica, come già anticipato, i ricercatori hanno analizzato i dati del movimento di Gaia, (disponibili da Dicembre 2020), per identificare le strutture convincenti: non è un caso che la sopracitata mappa abbia rivelato l'esistenza di molte strutture filamentose coerentemente in rotazione e precedentemente sconosciute ai margini del disco galattico, e fornisce anche una visione globale più nitida delle strutture che già erano note. Tuttavia, nonostante le simulazioni numeriche avessero previsto che tali strutture filamentose potrebbero essersi formati nel disco esterno a seguito delle passate interazioni tra satelliti, la quantità di sottostrutture rivelata dalla nuova mappa non era mai stata prevista e rimane tuttora un mistero. Ad ogni modo, come già risaputo, la Via Lattea è circondata da circa 50 galassie satellite e nel corso della sua vita ne ha inghiottito parecchie altre: attualmente si pensa che sia stata perturbata dalla Galassia Nana del Sagittario, (fatto confermato anche dai precedenti modelli teorici degli scienziati), ma nel suo passato più lontano ha interagito con un altro intruso, (noto come la Salsiccia di Gaia), che ora ha disperso i suoi detriti nell'alone stellare. In sostanza gli studiosi hanno formulato l'ipotesi che queste strutture filamentose siano resti di bracci di marea del disco della Via Lattea, che sono stati eccitati in tempi diversi da varie galassie satellite. A tal proposito lo stesso Chervin Laporte ha concluso dichiarando: "In uno studio precedente abbiamo già dimostrato che una delle strutture filiformi nel disco esterno, (chiamata Anticenter Stream), aveva stelle che erano prevalentemente più vecchie di 8 miliardi di anni, rendendola potenzialmente troppo vecchia per essere stata causata dalla Galassia del Sagittario, ma più in linea con un'origine della Salsiccia di Gaia. Un'altra possibilità sarebbe che non tutte queste strutture siano in realtà autentiche sottostrutture del disco galattico, ma che invece formino le creste delle onde di densità verticali nel disco viste in proiezione, formando un'illusione ottica che il disco sia altamente sottostrutturato". Comunque sia i ricercatori hanno avviato un programma di follow-up dedicato con lo spettrografo WEAVE per studiare le somiglianze e le differenze nelle popolazioni stellari in ogni sottostruttura: attraverso l'analisi delle velocità radiali, delle abbondanze chimiche e potenzialmente delle età stellari, le prossime indagini del WEAVE, dell'SDSS-V e del PFS faranno, infine, luce pure sulle origini delle sottostrutture di cui sopra.

Di seguio la suddetta nuova mappa del disco esterno della Via Lattea:
https://scitechdaily.com/images/Milky-Way-Outer-Disc-Substructure.gif
https://www.ub.edu/web/ub/galeries/imatges/noticies/2021/12/press2.png

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