Trovata la coppia di buchi neri supermassicci più vicina alla Terra mai osservata finora.


Ultimamente un gruppo di astronomi dell'Universite de Strasbourg, dell'Università dello Utah, della School of Mathematics and Physics, del Max-Planck-Institut für Astronomie, dell'ESO Headquarters, dell'Astrophysics Research Institute e dell'ESO Vitacura, nel corso di uno studio pubblicato sulla rivista Astronomy & Astrophysics si è servito del Very Large Telescope, (noto anche con la sigla VLT), ed ha rivelato la coppia di buchi neri supermassicci più vicina alla Terra mai osservata finora: si tratta di due oggetti celesti che hanno anche una separazione molto più piccola di qualsiasi altra coppia di buchi neri supermassicci precedentemente individuata e, secondo le previsioni, alla fine si fonderanno in un unico buco nero gigante. In pratica i ricercatori sono stati in grado di determinare le masse di questi due buchi neri osservando come la loro attrazione gravitazionale influenza il movimento delle stelle intorno: si è visto che il buco nero più grande, (situato proprio al centro della galassia NGC 7727), possiede una massa quasi 154 milioni di volte quella del Sole; mentre suo "fratello minore" ha una dimensione di 6,3 milioni masse solari. In sostanza è stata la prima volta che le masse sono state misurate in questo modo per una coppia di buchi neri supermassicci: tale impresa è stata possibile grazie alla vicinanza dei due corpi celesti alla Terra ed alle osservazioni dettagliate che gli scienziati ha effettuato presso l'Osservatorio del Paranal utilizzando il Multi-Unit Spectroscopic Explorer, (abbreviato in MUSE), montato, appunto, sul VLT. Inoltre misurando le masse con il MUSE ed utilizzando ulteriori dati del telescopio spaziale Hubble, il team ha potuto confermare che gli oggetti siti in NGC 7727 erano effettivamente buchi neri supermassicci. Insomma, gli studiosi sospettavano già da tempo che la suddetta galassia ospitasse i due buchi neri in questione, ma fino ad ora non erano mai stati in grado di confermare la loro presenza, poiché non sono visibili grandi quantità di radiazioni ad alta energia provenienti dai loro immediati dintorni; cosa che altrimenti li renderebbe facilmente rilevabili. Al riguardo Karina Voggel, una delle principali autrici del suddetto lavoro, ha spiegato: "La nostra scoperta implica che ci potrebbero essere molte altre di queste reliquie di fusioni di galassie là fuori e che potrebbero contenere molti buchi neri massicci nascosti che aspettano ancora di essere trovati. Potrebbe aumentare il numero totale di buchi neri supermassicci conosciuti nell'Universo locale del 30%". Comunque sia la ricerca di coppie di buchi neri supermassicci altrettanto nascosti dovrebbe fare un grande balzo in avanti grazie all'Extremely Large Telescope, (conosciuto anche con la sigla ELT), che entrerà in funzione alla fine di questo decennio nel deserto di Atacama in Cile. A tal proposito Steffen Mieske, altro principale responsabile dell'indagine in questione, ha, infine, concluso dichiarando: "Questa scoperta di una coppia di buchi neri supermassicci è solo l'inizio. Con lo strumento HARMONI sull'ELT saremo in grado di fare rilevamenti come questo molto più lontano di quanto sia attualmente possibile. L'ELT dell'ESO sarà parte integrante della comprensione di questi oggetti".

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