A quanto pare Google ha deciso di "liberarsi" definitivamente dalla pirateria e per farlo apporterà una modifica sul proprio motore di ricerca, andando così incontro alle richieste dei titolari del copyright i quali da diverso tempo accusano il colosso di Mountain View di lucrare sulle query e sui risultati che portano traffico all'industria pirata. Infatti il team di Larry Page e Sergey Brin di recente ha fatto sapere che a breve sarà effettuata una modifica sostanziale all'algoritmo del proprio motore di ricerca, che andrà ad aggiungere a tutti quegli elementi che contribuiscono alla formazione del PageRank un ulteriore numero; vale a dire quello delle richieste di rimozione andate a buon fine. Al riguardo in un post pubblicato sul blog ufficiale dedicato al search è stato spiegato: «I siti che totalizzano alti numeri di richieste di rimozione potrebbero comparire nei nostri risultati in posizione più bassa». In pratica Google cercherà tra i siti indicizzati quelli che più volte hanno commesso violazione di copyright, calcolerà le notifiche ufficialmente riconosciute e le considererà come elemento di penalizzazione che farà perdere al sito stesso delle posizioni sul motore di ricerca. Dunque sembra che Google intenda portare avanti la propria iniziativa nel massimo della trasparenza. Difatti le richieste di rimozione dal motore di ricerca sono state segnalate già da molti mesi attraverso un apposito sito, ovvero Google Trasparency Report, ed adesso questo elemento sarà parte integrante della formula che da sempre Google utilizza per elencare i risultati a seguito delle ricerche degli utenti. Tuttavia fino ad questo momento Google si era rifiutato di intraprendere un approccio simile, ma a quanto pare ora ha deciso di piegare il proprio volere alle richieste del mondo di Hollywood e dell'industria musicale. Naturalmente tra i primi a festeggiare per questa decisione c'è la RIAA, (acronimo di Recording Industry Association of America), la quale ha ricordato che le azioni da compiere sono ancora molte, ma che comunque questa scelta contribuisce a portare maggior traffico verso le alternative legali e meno verso le fonti primarie della pirateria internazionale; infatti sul proprio sito è stato spiegato: "Oggi Google ha annunciato un cambiamento potenzialmente significativo nel proprio ranking di ricerca che può fare la differenza per i creatori: i siti soggetti ad un ampio numero di richieste di rimozione per violazione di copyright saranno classificati più in basso tra i risultati delle ricerche rispetto a prima. Questo comporterà un ranking migliore per i servizi musicali sotto licenza che pagano gli artisti e mettono a disposizione dei fan la musica che amano. Questo cambio è un passo importante nella giusta direzione, (un passo che abbiamo chiesto urgentemente a Google ormai da tempo), e ci complimentiamo con il gruppo per questa iniziativa". Dello stesso parere è anche la MPAA, (sigla di Motion Picture Association of America), la quale si è detta: "ottimista rispetto al fatto che la mossa di Google aiuti a indirizzare i consumatori verso la miriade di servizi legittimi; lontano da cyberlocker, siti dedicati al P2P, ed altre attività fuorilegge che rubano il duro lavoro di chi crea". Inoltre è sarà facile sapere quali possano essere i siti maggiormente penalizzati da questo nuovo algoritmo di Google, poiché il colosso californiano ha stilato un apposito elenco che chiunque può controllare e che è rappresentato dalla classifica dei siti con il maggior numero di richieste di rimozione registrate dal motore di ricerca. Oltretutto i primi domini presenti nell'anzicitato elenco sono: filestube.com, extratorrent.com, torrenthiund.com, isohunt.com e bitsnoop.com. Mentre facendo scorrere l'elenco si possono notare anche domini come: filesonicsearch.com, filesonic.com, thepiratebay.se, ed addirittura pastebin.com. Comunque alcune associazioni che si battono a tutela dei diritti dei netizen come Public Knowledge e EFF hanno spiegato che: "Il sistema di notice and takedown previsto dalla legge e offerto da Google è tutto fuorché perfetto, ed è spesso protagonista di rimozioni indebite e ripristini con scuse, farvi affidamento per condizionare la visibilità dei siti fra i risultati di ricerca potrebbe generare problemi". E dunque, sottolineando la poca chiarezza dei meccanismi adottati da Google, hanno sollevato il dubbio che questo cambio negli algoritmi possa minacciare siti legittimi, magari solo per una mancanza di proporzionalità tra vastità del sito e numero di richieste di rimozione o per la natura stessa dei servizi di condivisione, fra i più bersagliati dalle segnalazioni dei detentori dei diritti. Inoltre a queste perplessità se ne sono aggiunte poi altre più insinuanti, poiché anche il più famoso sito si video sharing, YouTube, dovrebbe rischiare di essere penalizzato dal nuovo algoritmo. Difatti da sempre il sito è quello che più di ogni altro raccoglie contestazioni per il materiale caricato, (esempio di ciò sono: la vicenda da un miliardo di dollari contro Viacom e quella tutta italiana contro Mediaset), diventando allo stesso tempo simbolo del mondo pirata e simbolo della lotta alla pirateria. Ma, a dire il vero, c'è chi sostiene che questa iniziativa contro la pirateria rischia di tramutarsi in un estremo vantaggio per la repository video di proprietà Google. In effetti il colosso californiano ha annunciato che la modifica all'algoritmo che porterà alla nuova composizione del ranking si basa sulle richieste di rimozione riconosciute, vale a dire richieste inviate direttamente al motore di ricerca e relative a specifici URL. Però quando viene mossa una richiesta di rimozione nei confronti di YouTube, questa non passa attraverso il motore di ricerca, ma attraverso lo stesso sito, perciò in questo modo il numero di richieste di rimozione in grado di penalizzare il posizionamento del sito sul motore di ricerca risulta limitato. Pertanto YouTube potrebbe essere la repository meno colpita da questa novità; anzi potrebbe uscirne rafforzata, poiché tutti i siti rivali ed i siti che ospitano video provenienti da repository alternative a YouTube, potrebbero essere penalizzati sul motore di ricerca, il che creerebbe un bel vantaggio relativo alla proprietà Google. Quindi per l'ennesima volta la modifica dell'algoritmo sta facendo emergere un potenziale conflitto di interessi che da un lato offre ai detentori del copyright un successo formale nella lotta alla pirateria, mentre dall'altro offre a Google stesso un vantaggio relativo nell'imporre la propria policy al sistema. Difatti in questo senso la strategia di Google è alquanto intelligente ed impone alle repository avversarie una sorta di compromesso: chi non si adegua agli standard di YouTube, (che grazie al programma di partnership Content ID risulta già da tempo all'avanguardia), rischia di veder affossato il traffico proveniente dal motore di ricerca. Al riguardo il colosso californaino ha voluto fare più chiarezza spiegando: "YouTube non parte avvantaggiato, poiché le richieste di rimozione espresse in relazione ai contenuti vengono combinate con quelle espresse in relazione ai risultati di ricerca generica mostrati da Google". Ma non è tutto; infatti ha poi aggiunto: "Non ci aspettiamo che questo cambio faccia retrocedere i risultati relativi a siti popolari che ospitano contenuti generati dagli utenti"; (quali Facebook, IMDB, Tumblr e Twitter). Successivamente Google ha proseguito spiegando: "Quello delle richieste di rimozione non è che uno dei fattori presi in considerazione dall'algoritmo: un fattore che viene messo in relazione con altri parametri, che aiuterebbero a soppesarne l'influenza". Comunque sia il mondo di Hollywood, che prima d'ora aveva visto in Google un pericolo, adesso ha trovato un prezioso alleato. Ed in tal proposito Google attraverso un comunicato ufficiale ha fatto sapere: "Questo cambiamento nel ranking dovrebbe aiutare gli utenti a trovare più facilmente fonti qualitative e legittimate di contenuti; sia che si tratti di una preview su NPR, di uno show televisivo su Hulu oppure di uno streaming musicale su Spotify". In ogni caso già a partire dalla settimana prossima sarà possibile capire quanto la modifica dell'algoritmo inciderà sul ranking e di conseguenza in che modo contribuirà a spostare i flussi di navigazione dal mondo della pirateria a quello della distribuzione legittima di contenuti legali, (sempre ammesso che ci riesca, considerando la quantità di motori di ricerca alternativi). Ad ogni modo i riflettori saranno puntati anche sul posizionamento di YouTube, per valutare il conflitto di interessi e capire se e quanto le polemiche abbiano indovinato oppure per capire se si tratta essenzialmente di preoccupazioni prive di fondamenta.
A quanto pare Google ha deciso di "liberarsi" definitivamente dalla pirateria e per farlo apporterà una modifica sul proprio motore di ricerca, andando così incontro alle richieste dei titolari del copyright i quali da diverso tempo accusano il colosso di Mountain View di lucrare sulle query e sui risultati che portano traffico all'industria pirata. Infatti il team di Larry Page e Sergey Brin di recente ha fatto sapere che a breve sarà effettuata una modifica sostanziale all'algoritmo del proprio motore di ricerca, che andrà ad aggiungere a tutti quegli elementi che contribuiscono alla formazione del PageRank un ulteriore numero; vale a dire quello delle richieste di rimozione andate a buon fine. Al riguardo in un post pubblicato sul blog ufficiale dedicato al search è stato spiegato: «I siti che totalizzano alti numeri di richieste di rimozione potrebbero comparire nei nostri risultati in posizione più bassa». In pratica Google cercherà tra i siti indicizzati quelli che più volte hanno commesso violazione di copyright, calcolerà le notifiche ufficialmente riconosciute e le considererà come elemento di penalizzazione che farà perdere al sito stesso delle posizioni sul motore di ricerca. Dunque sembra che Google intenda portare avanti la propria iniziativa nel massimo della trasparenza. Difatti le richieste di rimozione dal motore di ricerca sono state segnalate già da molti mesi attraverso un apposito sito, ovvero Google Trasparency Report, ed adesso questo elemento sarà parte integrante della formula che da sempre Google utilizza per elencare i risultati a seguito delle ricerche degli utenti. Tuttavia fino ad questo momento Google si era rifiutato di intraprendere un approccio simile, ma a quanto pare ora ha deciso di piegare il proprio volere alle richieste del mondo di Hollywood e dell'industria musicale. Naturalmente tra i primi a festeggiare per questa decisione c'è la RIAA, (acronimo di Recording Industry Association of America), la quale ha ricordato che le azioni da compiere sono ancora molte, ma che comunque questa scelta contribuisce a portare maggior traffico verso le alternative legali e meno verso le fonti primarie della pirateria internazionale; infatti sul proprio sito è stato spiegato: "Oggi Google ha annunciato un cambiamento potenzialmente significativo nel proprio ranking di ricerca che può fare la differenza per i creatori: i siti soggetti ad un ampio numero di richieste di rimozione per violazione di copyright saranno classificati più in basso tra i risultati delle ricerche rispetto a prima. Questo comporterà un ranking migliore per i servizi musicali sotto licenza che pagano gli artisti e mettono a disposizione dei fan la musica che amano. Questo cambio è un passo importante nella giusta direzione, (un passo che abbiamo chiesto urgentemente a Google ormai da tempo), e ci complimentiamo con il gruppo per questa iniziativa". Dello stesso parere è anche la MPAA, (sigla di Motion Picture Association of America), la quale si è detta: "ottimista rispetto al fatto che la mossa di Google aiuti a indirizzare i consumatori verso la miriade di servizi legittimi; lontano da cyberlocker, siti dedicati al P2P, ed altre attività fuorilegge che rubano il duro lavoro di chi crea". Inoltre è sarà facile sapere quali possano essere i siti maggiormente penalizzati da questo nuovo algoritmo di Google, poiché il colosso californiano ha stilato un apposito elenco che chiunque può controllare e che è rappresentato dalla classifica dei siti con il maggior numero di richieste di rimozione registrate dal motore di ricerca. Oltretutto i primi domini presenti nell'anzicitato elenco sono: filestube.com, extratorrent.com, torrenthiund.com, isohunt.com e bitsnoop.com. Mentre facendo scorrere l'elenco si possono notare anche domini come: filesonicsearch.com, filesonic.com, thepiratebay.se, ed addirittura pastebin.com. Comunque alcune associazioni che si battono a tutela dei diritti dei netizen come Public Knowledge e EFF hanno spiegato che: "Il sistema di notice and takedown previsto dalla legge e offerto da Google è tutto fuorché perfetto, ed è spesso protagonista di rimozioni indebite e ripristini con scuse, farvi affidamento per condizionare la visibilità dei siti fra i risultati di ricerca potrebbe generare problemi". E dunque, sottolineando la poca chiarezza dei meccanismi adottati da Google, hanno sollevato il dubbio che questo cambio negli algoritmi possa minacciare siti legittimi, magari solo per una mancanza di proporzionalità tra vastità del sito e numero di richieste di rimozione o per la natura stessa dei servizi di condivisione, fra i più bersagliati dalle segnalazioni dei detentori dei diritti. Inoltre a queste perplessità se ne sono aggiunte poi altre più insinuanti, poiché anche il più famoso sito si video sharing, YouTube, dovrebbe rischiare di essere penalizzato dal nuovo algoritmo. Difatti da sempre il sito è quello che più di ogni altro raccoglie contestazioni per il materiale caricato, (esempio di ciò sono: la vicenda da un miliardo di dollari contro Viacom e quella tutta italiana contro Mediaset), diventando allo stesso tempo simbolo del mondo pirata e simbolo della lotta alla pirateria. Ma, a dire il vero, c'è chi sostiene che questa iniziativa contro la pirateria rischia di tramutarsi in un estremo vantaggio per la repository video di proprietà Google. In effetti il colosso californiano ha annunciato che la modifica all'algoritmo che porterà alla nuova composizione del ranking si basa sulle richieste di rimozione riconosciute, vale a dire richieste inviate direttamente al motore di ricerca e relative a specifici URL. Però quando viene mossa una richiesta di rimozione nei confronti di YouTube, questa non passa attraverso il motore di ricerca, ma attraverso lo stesso sito, perciò in questo modo il numero di richieste di rimozione in grado di penalizzare il posizionamento del sito sul motore di ricerca risulta limitato. Pertanto YouTube potrebbe essere la repository meno colpita da questa novità; anzi potrebbe uscirne rafforzata, poiché tutti i siti rivali ed i siti che ospitano video provenienti da repository alternative a YouTube, potrebbero essere penalizzati sul motore di ricerca, il che creerebbe un bel vantaggio relativo alla proprietà Google. Quindi per l'ennesima volta la modifica dell'algoritmo sta facendo emergere un potenziale conflitto di interessi che da un lato offre ai detentori del copyright un successo formale nella lotta alla pirateria, mentre dall'altro offre a Google stesso un vantaggio relativo nell'imporre la propria policy al sistema. Difatti in questo senso la strategia di Google è alquanto intelligente ed impone alle repository avversarie una sorta di compromesso: chi non si adegua agli standard di YouTube, (che grazie al programma di partnership Content ID risulta già da tempo all'avanguardia), rischia di veder affossato il traffico proveniente dal motore di ricerca. Al riguardo il colosso californaino ha voluto fare più chiarezza spiegando: "YouTube non parte avvantaggiato, poiché le richieste di rimozione espresse in relazione ai contenuti vengono combinate con quelle espresse in relazione ai risultati di ricerca generica mostrati da Google". Ma non è tutto; infatti ha poi aggiunto: "Non ci aspettiamo che questo cambio faccia retrocedere i risultati relativi a siti popolari che ospitano contenuti generati dagli utenti"; (quali Facebook, IMDB, Tumblr e Twitter). Successivamente Google ha proseguito spiegando: "Quello delle richieste di rimozione non è che uno dei fattori presi in considerazione dall'algoritmo: un fattore che viene messo in relazione con altri parametri, che aiuterebbero a soppesarne l'influenza". Comunque sia il mondo di Hollywood, che prima d'ora aveva visto in Google un pericolo, adesso ha trovato un prezioso alleato. Ed in tal proposito Google attraverso un comunicato ufficiale ha fatto sapere: "Questo cambiamento nel ranking dovrebbe aiutare gli utenti a trovare più facilmente fonti qualitative e legittimate di contenuti; sia che si tratti di una preview su NPR, di uno show televisivo su Hulu oppure di uno streaming musicale su Spotify". In ogni caso già a partire dalla settimana prossima sarà possibile capire quanto la modifica dell'algoritmo inciderà sul ranking e di conseguenza in che modo contribuirà a spostare i flussi di navigazione dal mondo della pirateria a quello della distribuzione legittima di contenuti legali, (sempre ammesso che ci riesca, considerando la quantità di motori di ricerca alternativi). Ad ogni modo i riflettori saranno puntati anche sul posizionamento di YouTube, per valutare il conflitto di interessi e capire se e quanto le polemiche abbiano indovinato oppure per capire se si tratta essenzialmente di preoccupazioni prive di fondamenta.
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