Il settimanale The New Yorker lancia Strongbox, una piattaforma per inviargli file o messaggi in modo anonimo.
Schermata di presentazione di Strongbox. |
Ormai il giornalismo investigativo è fatto sempre più da Internet, cittadini ed uomini comuni che sono portatori di segreti, fatti e vicende che possono coinvolgere temi di grande rilievo. E di certo una spinta a tale settore è stata data dall'ormai popolare WikiLeaks, i cui "cables" sono diventati famosi per raccontare le vicende socio-politiche dei governanti di mezzo mondo. Ma tuttavia se esiste un rischio nell'inviare sul Web questi file è quello di poter essere tracciati non solo dalla polizia postale, ma anche dagli eventuali diretti interessati, che potrebbero aggire nei confronti di chi ha spifferato troppo. E dunque per mantenere vivo il flusso di informazioni indipendenti, il famoso settimanale statunitense The New Yorker ha deciso di lanciare un proprio servizio di invio informazioni anonimamente, a cui è stato dato il nome Strongbox. In pratica questa piattaforma, a detta degli stessi autori: "è un luogo online a cui la gente può mandare documenti e messaggi al magazine e noi, in cambio, offriamo un grado ragionevole di anonimato". In poche parole la "cassaforte" funziona in questo modo: si accede alla rete Tor, (che permette a tutti i navigatori di viaggiare sulla rete in modo anonimo attraverso una serie di dati crittografati), il passo successivo sarà accedere, appunto, a Strongbox per caricare i propri file o messaggi, attraverso l'inserimento di un nome in codice generato in modo del tutto casuale. Una volta inviati questi file o messaggi vengono criptati in tempo reale e trasmessi ad un server dei Condé Nast, (editore del settimanale), separato dalle infrastrutture degli uffici societari; in modo che un eventuale attacco hacker con lo scopo di violare le testate del gruppo non potrà accedere ai file di Strongbox, che fisicamente si trovano altrove. Ad ogni modo la nuova piattaforma di sviluppo, (da molti già ribattezzata "NewYorkerLeaks"), è nata da un'idea di Aaron Swartz, (giovane programmatore, scrittore ed attivista del web, nonché co-fondatore di Reddit e del gruppo di attivismo online Demand Progress, purtroppo morto suicida lo scorso Gennaio), il quale assieme a Kevin Poulsen, (giornalista di Wired e del New Yorker), aveva teorizzato il suddetto progetto, con l'obiettivo di creare una sorta di Dropbox dedicato alle fonti giornalistiche. Ovviamente, come avrebbe voluto il giovane Aaron Swartz, il codice di sviluppo di Strongbox è open source, permettendo così ad altri, (tra cui mezzi di comunicazione ed organizzazioni no-profit), di modificarlo ed usarlo come meglio credono. Comunque sia, con la sua promessa di contatto "quasi anonimo" tra fonti e giornalisti, questa piattaforma potrebbe, infine, andare a riempire il vuoto lasciato da Wikileaks, che si trova in gran parte inattivo da quando il fondatore, Julian Assange, è bloccato nell'Ambasciata dell'Ecuador a Londra per non rischiare l'estradizione negli USA ed affrontare la causa per le accuse di crimini sessuali.
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