The Intercept, il giornale online frutto del Datagate.


Da oggi è online l'atteso sito di Glenn Greenwald, avvocato e giornalista politico americano che più di tutti gli altri ha creduto in Edward Snowden e contribuito a far conoscere al mondo le attività della National Security Agency, (meglio nota con la sigla NSA). In pratica si chiama "The Intercept" e si prefissa principalmente due obiettivi: pubblicare tutto quanto appreso dal cosiddetto "whistleblower" e pubblicare inchieste di alto livello sulla base di documenti top secret, grazie anche al secureDrop, ovvero un server crittografato sulla rete Tor. Ad ogni modo con un classico post di benvenuto, Glenn Greenwald, Laura Poitras e Jeremy Scahill, (i tre redattori a capo di questa nuova ed importante iniziativa editoriale; i primi due sono gli unici giornalisti al mondo ad aver conosciuto personalmente Edward Snowden ed averci lavorato, il terzo è un altro reporter investigativo coinvolto nella denuncia del cosiddetto "Datagate"), hanno sin da subito voluto sottolineare i due obiettivi di questa piattaforma. Infatti nel post in questione si può leggere: «La nostra missione a breve termine è limitata, ma estremamente importante: fornire una piattaforma ed una struttura editoriale di riferimento per i comunicati della nostra fonte, Edward Snowden. Negli ultimi sette mesi, i giornalisti che hanno riportato questi documenti della National Security Agency sono stati ripetutamente minacciati da una vasta gamma di funzionari governativi. A volte la campagna di intimidazione è andata oltre le semplici minacce. Queste tattiche intimidatorie si sono intensificati nelle ultime settimane e sono diventate chiaramente più concertate e coordinate. Mentre la nostra missione a lungo termine è quella di fornire un giornalismo aggressivo ed indipendente su un'ampia gamma di questioni, dai segreti di stato agli abusi penali, dalle libertà civili alle violazioni dei media alla disuguaglianza sociale e tutte le forme di corruzione finanziaria e politica. Sarà garantita l'indipendenza editoriale dei nostri giornalisti, ed essi saranno incoraggiati a perseguire la loro passione». Per di più su The Intercept sono già stati pubblicati due articoli; il primo è un viaggio del fotografo firmato da Trevor Paglen, il quale si è messo all'opera per immortalare per la prima volta molti degli edifici finora soltanto citati da molti articoli e dalle slide dei file di Edward Snowden. Invece il secondo articolo, (firmato da Jeremy Scahill e Glenn Greenwald), documenta i metodi della NSA per identificare i propri obiettivi tramite i droni; tecnologia sulla quale si sta discutendo molto negli Stati Uniti, perché considerata controversa e non perfettamente sicura. In sostanza in questo articolo vengono riportate delle documentazioni rilasciate da Edward Snowden e che rivelano come l'amministrazione Obama sia informata dell'uccisione accidentale di persone innocenti. Ovvero incidenti dovuti ai medesimi meccanismi denunciati dalle inchieste di questi mesi: la combinazione di metadati ed intercettazioni telefoniche. E si parla di 273 civili morti negli attacchi dei droni negli ultimi cinque anni in Paesi come la Somalia ed il Pakistan. Comunque sia l'editore di The Intercept è la First Look Media, vale a dire un'organizzazione giornalistica annunciata nell'Ottobre 2013 e fondata da Pierre Omidyar, l'inventore di eBay, con un investimento mostruoso, (si parla di 250 milioni di dollari), che intende cambiare l'inchiesta giornalistica online. Infatti le basi su cui poggia The Intercept sono notevolmente diverse dalle teorie e pratiche giornalistiche che erano valide anche solo cinque anni fa. Sembrano passati secoli, eppure nella seconda metà del primo decennio di questo millennio erano sulla cresta dell'onda le posizioni di Rupert Murdoch ed il suo tentativo di costruire un giornalismo "paid content", a cui si opponevano altri che invece credevano nel "freemium". All'epoca il cosiddetto "citizen journalism" era considerato come la cura universale per tutti i mali del giornalismo cartaceo e l'advertising cresceva sul desktop. Però tutto questo ha subìto un forte declino per colpa della crisi mondiale, dell'avvento di Wikileaks ed anche per l'esplosione dei Social Network e dei dispositivi mobili. Tra l'altro le rivelazioni di Edward Snowden hanno messo in grande difficoltà anche la credibilità della Rete e dei prodotti giornalisti "mainstream" in essa contenuti e molti cittadini sono tornati a volere inchieste "per loro" e non "fatte da loro". Comunque sia, come già anticipato, agli obiettivi di The Intercept concorre anche il sistema secureDrop di questo sito: essendo i giornalisti dello staff convinti della diffusa e grave violazione della privacy di tutti i cittadini, sarebbe stato ovviamente contradditorio non porsi la questione di come garantire sicurezza ai suoi lettori e contributori. Così ogni giornalista ha una sua chiave pubblica Pretty Good Privacy, (nota anche con la sigla PGP), per la decrittazione e l'autenticazione dei dati; insomma una sorta di firma digitale crittografica del giornalista. Inoltre è possibile inviare documentazione usando il software Tor ed una volta inserito un apposito codice: il server non registrerà alcuna informazione come indirizzo IP, browser o sistema operativo, né conserverà cookies; infatti quando si usa Tor per collegarsi al server, la connessione viene crittografata. Questo sistema è stato pensato dal compianto Aaron Swartz, ovvero l'attivista, scrittore e geniale programmatore informatico statunitense che l'11 Gennaio dello scorso anno si è tolto la vita impiccandosi nel suo appartamento. Quindi si può dire che lo spirito di questo progetto, portato avanti dalla Freedom of the Press Foundation, albega ora in questo nuovo sito giornalistico, che in poche ore ha ottenuto un tale successo da aver avuto qualche piccolo problema di stabilità; ma niente di grave, tutto risolto.

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