Il Parlamento Europeo decide di bocciare l'Anti-Counterfeiting Trade Agreement con 478 voti contrari.


Quest'oggi anche il Parlamento Europeo ha deciso di bocciare il controverso ACTA, (acronimo di Anti-Counterfeiting Trade Agreement), ovvero l'accordo commerciale proposto dagli Stati Uniti ed altri Paesi come Canada, Australia, Giappone, Nuova Zelanda, Messico, e firmato da 22 Paesi Europei con l'obiettivo di fronteggiare la pirateria di marchi commerciali, brevetti e copyright digitale. La bocciatura è arrivata poiché la sua formulazione presupponeva la liceità di violare la privacy degli utenti Internet sospettati di approfittare della proprietà intellettuale altrui ed in particolare perché avrebbe trasformato i vari servizi hosting e i vari Internet Service Provider nei nuovi "sceriffi" della Rete, danneggiando così un modello di business basato su un controllo abbastanza "soft" di contenuti ed applicazioni. Comunque anche se ancora sul caso non è possibile apporre definitivamente la parola "FINE", il voto di oggi ha rappresentato comunque una forte stangata ad un principio, ad una lobby ed ad un tentativo di forzare un vero e proprio atteggiamento da parte delle normative europee nei confronti dell'industria del copyright. Infatti, sebbene l'ACTA sia stato sostenuto da nomi importanti, sebbene sia stato disapprovato da Neelie Kroes, (vice presidente della Commissione Europea e responsabile per l'Agenda Digitale), e nonostante la stessa Commissione Europea abbia fatto sapere che avrebbe portato avanti la propria politica a prescindere dal voto del Parlamento Europeo, quest'oggi la maggior parte dei votanti hanno espresso un'opinione chiara e precisa riguardo l'ACTA, vale a dire: "No, il Parlamento Europeo non approva". Così facendo il Parlamento ha esercitato per la prima volta le sue nuove competenze in materia di trattati commerciali internazionali e perciò la cosa è stata ancor più significativa. Al riguardo dal Parlamento hanno spiegato: "Durante la discussione sull'ACTA, il Parlamento è stato oggetto di una pressione diretta e senza precedenti da parte di migliaia di cittadini europei che hanno chiesto la bocciatura del testo, con manifestazioni per strada, e-mail ai deputati e telefonate ai loro uffici. Inoltre il Parlamento ha anche ricevuto una petizione firmata da circa 3 milioni di cittadini di tutto il mondo che chiedeva la stessa cosa". In pratica durante quella che era considerata una delle giornate più importanti ed attese dall'inizio della campagna anti-ACTA, i voti contrari sono stati 478, quelli favorevoli soltanto 39 ed, infine, 165 gli astensioni; il che ha stabilito la vittoria di chi si è opposto al trattato commerciale proposto originariamente da Stati Uniti e Giappone. Per quel che riguarda l'Italia, durante tutto il percorso è stata uno dei Paesi più vicini alle posizioni favorevoli all'ACTA, però nel frattempo anche qui è nata una forte frazione d'opposizione che ha accompagnato le proteste che hanno avuto luogo soprattutto in Germania e nell'Europa dell'Est. Oltretutto il testo dell'ACTA era approdato anche presso la Corte di Giustizia Europea, dalla quale si attendeva un pronunciamento, (che ancor'oggi non è stato formulato), in mertito la legittimità del accordo in relazione alle normative comunitarie. In tal proposito prima del voto in Parlamento Europeo era stata presentata una richiesta di un rinvio del voto in attesa delle risultanze in arrivo dalla "curia", ma la mozione fu respinta ed in questo modo il voto ha potuto aver luogo senza ulteriori proroghe. E dunque adesso i suddetti 478 voti hanno spazzato via il documento ed il relatore David Martin ha così puntualizzato il proprio punto di vista anche in ottica futura, dichiarando: "Sono molto felice che il Parlamento Europeo abbia deciso di seguire la mia raccomandazione di respingere ACTA [...] Sosterrò sempre le libertà civili rispetto alla protezione del diritto di proprietà intellettuale". Tuttavia ora i sostenitori dell'ACTA hanno deciso di tentare di riprendere in mano il testo dell'accordo per modificarlo al fine di poterlo riproporre sotto una nuova veste e con un approccio più morbido e conforme ai principi comunitari Infatti Karel De Gucht, l'attuale Commissario europeo per il Commercio, ha ribadito che l'esigenza di fermare la pirateria rimane e che la Commissione Europea troverà altri modi per rispondere ad una legittima richiesta dei cittadini europei. In ogni caso ad oggi l'attuale bozza è stata definitivamente fermata e le parole con cui il Parlamento Europeo ha comunicato l'esito del voto non hanno lasciato dubbi su quanto espresso in seduta plenaria; infatti è stato spiegato: "L'accordo ACTA, che è stato negoziato tra Unione Europea, Stati Uniti, Australia, Canada, Giappone, Messico, Marocco, Nuova Zelanda, Singapore, Corea del Sud e Svizzera, è stato concepito per rafforzare l'applicazione dei diritti di proprietà intellettuale. Il voto di quest'oggi significa che né l'UE né i suoi Stati membri potranno far parte dell'accordo". Inoltre dopo aver saputo il risultato della suddetta votazione alcuni membri dello stesso Parlamento Europeo hanno sollevato in aria dei cartelli con su scritto "Hello democracy, goodbye ACTA", (ovvero in italiano: "Buongiorno democrazia, addio ACTA"), invece uno dei leader degli attivisti inglesi ha commentato: "Adesso si renderanno conto di quanto sia politicamente dannoso essere anti-Internet". Inoltre su Twitter, (il famoso Social Network dai 140 caratteri), in un account appartenente alla famosissima legione Anonymous è stato pubblicato un tweet in cui c'era scritto: "SOPA ucciso dalla protesta negli Stati Uniti, ed ACTA è morto a causa della domanda impopolare. Buon Giorno dell'indipendenza, è il momento di riprendervi la vostra". Mentre, infine, Paolo Brini, informatico ed esperto di sicurezza italiano, attivissimo contro l'ACTA, ha dichiarato: "Il voto di oggi dice due cose: la prima che la società civile ha saputo denunciare con analisi precise tutti i pericoli derivanti dal trattato e che il suo ruolo insostituibile di denuncia assume ancor più valore se si considera che i negoziati sono stati condotti in segreto e che i documenti ufficiali, oltre che ai negoziatori, erano accessibili solo alle industrie americane "del copyright" mentre la Commissione falliva nel trasmettere tempestivamente i documenti al Parlamento. La seconda che l'influenza delle lobby tra Strasburgo e Bruxelles sta diminuendo e non è imbattibile. E quello di oggi ne rappresenta un chiaro segnale".

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